DIRITTO DEL LAVORO:IL LAVORATORE PUÒ ESSERE LICENZIATO PER CONDOTTE TENUTE FUORI DALL’ORARIO LAVORATIVO?
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 24100/2025, ha affermato che la condotta tenuta dal lavoratore al di fuori del proprio orario di lavoro ben può diventare motivo di licenziamento.
Nel caso di specie, un dipendente dopo essere stato coinvolto in episodi legati al mondo del tifo organizzato veniva licenziato dal proprio datore di lavoro. Il lavoratore sosteneva che l'azienda aveva tardato troppo a prendere tale provvedimento, considerato che i fatti erano noti da tempo e, inoltre, che altri colleghi, in situazioni simili, non avevano subito conseguenze altrettanto severe, suggerendo quindi un accanimento nei suoi confronti nonché una condotta discriminatoria da parte dell’azienda.
La Corte di Cassazione ha invece definito l’approccio tenuto dal datore di lavoro responsabile e corretto in quanto il dipendente aveva scientemente posto in essere non solo condotte impattanti negativamente sulla propria moralità personale, ma altresì un comportamento poco trasparente, nascondendo per anni la propria situazione giudiziaria nonostante le richieste esplicite di aggiornamento da parte del datore di lavoro.
I giudici hanno quindi confermato la validità della decisione aziendale, stabilendo che la moralità personale è un requisito professionale essenziale poiché nel momento in cui un dipendente commette azioni che compromettono la sua credibilità morale, automaticamente viene meno quella fiducia che dovrebbe caratterizzare ogni rapporto professionale.
I magistrati hanno inoltre stabilito che, per poter invocare una discriminazione, è necessario dimostrare una perfetta identità tra la propria situazione e quella di altri dipendenti trattati diversamente. Una condizione quasi impossibile da soddisfare, che di fatto ha blindato la decisione aziendale contro qualsiasi tentativo di contestazione basato su presunte ingiustizie.
Ogni caso andrà ovviamente valutato individualmente, ma con ampia discrezionalità da parte delle aziende nel decidere come gestire le situazioni disciplinari, purché rispettino i principi di base del diritto del lavoro.

